Life Sciences e Pharma, come cambiano le competenze dei manager

L’emergenza sanitaria ha acceso i riflettori sul settore farmaceutico e su tutto il mondo delle Life Sciences, considerato a ragione uno fra i settori più vitali e importanti dell’economia globale. La pandemia ha aperto nuovi scenari. Ha accelerato importanti investimenti nella ricerca e nella sperimentazione di nuove terapie e tecnologie, ha generato decisive trasformazioni e reso evidente il bisogno di nuove competenze. Stiamo parlando di un comparto altamente normato e caratterizzato da costanti sfide ed innovazioni tecnologiche che oggi evidenzia una dinamica in continua evoluzione con diversi livelli di complessità da presidiare: invecchiamento della popolazione, aumento delle patologie croniche, registrazione di nuovi farmaci, concorrenza aumentata sui prezzi e sottrazione di investimenti. Scenario dunque complesso!

Stime di settore ci dicono che nell’arco di 10 anni, l’80% delle professioni più ricercate sarà legato all’ambito della ricerca scientifica e della salute. Sono e saranno ancora richiesti per molto tempo i professionisti con esperienza consolidata in ambito sales, medical affairs, market access, quality assurance e safety, ma dovranno acquisire nuove competenze in ambito digitale, perché sempre più chiamati a collaborare con colleghi competenti in tal senso, a condividere strategie e progetti di business con il data analyst, il therapeutic area manager, il web community manager, il clinical project manager.

Le aziende del settore mostrano un bisogno impellente di figure capaci di coniugare competenze mediche, ingegneristiche, matematiche, informatiche. Importanti investimenti sono già in atto nel comparto delle malattie rare e delle biotecnologie applicate e ci sarà sempre più bisogno di ingegneri capaci di rispondere all’innovazione in materia di terapie geniche, tecniche di stampa 3D, ingegneria tissutale. E frequente è diventata la richiesta di entrare in contatto con manager esperti in farmaco-economia, farmaco-genetica e farmaco-genomica con la metodica dell’head hunting.

Stiamo assistendo a una profonda riorganizzazione del lavoro e ridefinizione di processi e ruoli professionali. Il paziente è diventato cliente e, come un cliente di qualsiasi altro settore merceologico, deve essere ingaggiato attraverso una accurata personalizzazione del trattamento tanto che anche in questo mondo si parla di “customer experience”.

Telemedicina, monitoraggio a distanza, trial virtuali, canali e-Commerce hanno praticamente conquistato il mercato.
Figure professionali capaci di rispondere prontamente a queste evoluzioni non sono sempre presenti nelle aziende pharma direttamente concorrenti. È più facile trovarli in settori considerati fino a poco tempo fa molto distanti, ora interessanti perché da tempo abituati a governare questo tipo di dinamicità e versatilità, come il FMCG, il largo consumo, a volte la consulenza. E spesso vanno ricercati all’estero.

Le nuove circostanze hanno richiesto risposte e soluzioni più agili, un nuovo approccio alla comprensione del mercato e a una nuova definizione dei ruoli professionali, una mentalità manageriale che tenesse conto delle nuove e indispensabili soft skills digitali. Fino a 15 anni fa era la chimica a dominare nelle aziende pharma, oggi l’industria propone soluzioni biotech e il mercato del lavoro considera la competenza scientifica al pari di quella manageriale per la gestione dell’introduzione di nuove tecnologie, il supporto alla formazione della classe medica e l’accesso al mercato.

Le aziende hanno bisogno di competenze umane, sociali e trasversali, per incidere in termini di innovazione e rispondere con reattività ai cambiamenti del mercato. Ma siamo nell’era della Digital Health. Ai nuovi manager del Pharma e delle Life Sciences sono richieste competenze come il cloud computing, i big data, la realtà aumentata, la robotica e la cyber security, unite a solide competenze strategiche e trasversali, come la gestione del cambiamento, la creatività, la collaborazione, il pensiero critico e l’intelligenza emotiva.

Tra le competenze oggi più distintive da ricercare nei nostri candidati in pole position troviamo:

  • Flessibilità, Apertura al cambiamento, Tolleranza all’incertezza, manager capaci di migliorare la propria performance in contesti caratterizzati da continui cambiamenti e che richiedono costanti adattamenti;
  • Affidamento sull’intuizione e buona propensione al rischio, presuppone la ricerca spontanea di situazioni nuove e sfidanti in cui mettersi alla prova; persone a proprio agio anche in situazioni destrutturate, incerte e potenzialmente rischiose;
  • Coaching efficace, manager attenti alle attitudini e alle competenze dei collaboratori, interessati a creare un clima di condivisione e supporto reciproco, a favorire la crescita professionale e lo sviluppo di un senso di appartenenza organizzativa;
  • Comportamento etico/reputazione on line, professionisti che utilizzano gli strumenti tecnologici come parte integrante delle proprie attività personali e professionali, in grado di misurare l’accortezza e l’eticità dei comportamenti messi in atto.

Ai manager dell’Healthcare è richiesta capacità di visione e di decisione rapida e, a dispetto dei tempi lunghi della ricerca scientifica, di leggere in anticipo i cambiamenti, prevedere i nuovi trend per poter investire correttamente le risorse tecnologiche, economiche e umane. Se guardiamo al lungo periodo, sarà fondamentale investire in formazione e favorire la contaminazione non solo tra i settori ma anche fra diverse generazioni, esplorare i dati, selezionare le informazioni, sfruttare la tecnologia per coltivare nuovi talenti di qualunque età e generazione.

 

A cura di Franca Baldichieri – Senior Partner Keystone