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LO SMARTWORKING IN KEYSTONE EXECUTIVE SEARCH: Una testimonianza sull’esperienza in atto

 

Questo post rappresenta il desiderio di mettere in comune alcune considerazioni sull’esperienza di smartworking. Vorremmo condividere quanto sta accadendo a partire da noi, dai vissuti, dalle difficoltà che abbiamo incontrato e che cosa stiamo imparando.

Abbiamo raccolto le testimonianze di ciascuno di noi nella convinzione che le diversità s’innestino su un terreno comune che ci collega l’uno all’altro, come persone e professionisti di un’unica realtà.

D’altra parte la parola stessa, collega, sottintende la connessione che inevitabilmente unisce le persone nelle organizzazioni, nella “buona e cattiva sorte”.

Keystone è composta da un team di professionisti accomunati da valori, obiettivi, competenze e percorsi professionali, tuttavia ciascuno possiede una propria specificità di conoscenze e di esperienze e ci è sembrata una ricchezza rispettare l’espressione di ogni voce, facendola confluire nel coro di questa testimonianza.

 

“In questi giorni di vita domestica così intensa e obbligata mi sono spesso ritrovata in una altalena da capogiro di alti e bassi emotivi, di impatto potente, capaci di rassicurare e disorientare simultaneamente. Confusione, immobilismo, attesa, nostalgia, e poi all’improvviso energia, fiducia, audacia, speranza. In tutto ciò forte e prepotente è il desiderio di fare la mia parte. Mi sembra di assistere alla nascita di un nuovo mondo, al mondo che sarà, e credo che ora più che mai ci sia bisogno di scardinare le regole, avere coraggio, accettare di cambiare. E mi riferisco in particolare ai miei colleghi e interlocutori HR. Gli obiettivi da raggiungere saranno inediti, non si può pensare di continuare a fare quel che abbiamo sempre fatto. Ci vuole un cambio di passo, in primis sul piano tecnologico, ma anche sui processi, sui comportamenti, sulle competenze. Immagino un mondo HR rigenerato, finalmente legittimato e riconosciuto come contesto privilegiato per fare sperimentazione e soprattutto generare cultura”. Franca Baldichieri

“Mi vesto indossando dei pantaloni morbidi, neri. Sopra però la camicetta è coloratissima e gli orecchini le sono intonati. Inizia la call con i colleghi: cosa possiamo fare per dare il nostro contributo in questo momento? Quando qualcuno ha un’idea, noi la seguiamo, facciamo delle critiche, diciamo che non si può fare ma poi da cosa nasce cosa, le idee crescono e alla fine il disegno è più bello. E i clienti e i candidati? Anche loro sono tra call, lavoro intenso, pentole e preoccupazioni ma vedersi e confrontarsi, anche se virtualmente, ci fa sentire più vicini. Andrà tutto bene? Speriamo. Ognuno sta cercando di fare la sua parte”. Simona Amati

 “La prima azione è stata la riorganizzazione degli spazi. Mi riferisco non solo allo spazio fisico, ma soprattutto a quello mentale: dal luogo-ufficio dedicato per definizione al lavoro con setting e rituali ben definiti, ad un luogo-casa, che è il mondo delle relazioni affettive e dell’intimità. Ho dovuto ridisegnare nuovi confini dell’uno e dell’altro, utilizzare strumenti in modo diverso, cadenzare ritmo e concentrazione. Il cambio di setting, l’isolamento forzato ha stimolato un nuovo mindset che ha richiesto un tempo di adattamento e non è stato facile”. Federica Artiaco

“La cosa che più mi piace dello smartworking è la sua potenza di entrare nelle case e nelle vite degli altri. Siamo così abituati a vederci in ufficio, in un ambiente formale e con un determinato abbigliamento che a volte si va a perdere l’aspetto più umano e naturale delle persone. È così curioso fare video-conference e vedere gli spazi dove vivono i colleghi con i quali passi la maggior parte delle giornate: che quadri amano, di che colori hanno i mobili, le cucine e anche vedere i figli passare sullo sfondo facendo una semplice ruota”.                 Ilaria Quagliarella

Smartworking per me significa riscoperta della tecnologia e dei suoi mezzi. Chi mi conosce sa quanto gli strumenti digitali mi appassionino, ma è solamente in questi giorni di “smartworking forzato” che ne sto riscoprendo la potenza ma non era ancora stata esplorata la capacità di riportare la normalità nelle nostre vite. La tecnologia ricrea, in una situazione di distanza fisica, un ritorno alla vicinanza quotidiana, un piccolo assaggio di normalità”. Denise Vitale

 “Lo smartworking, è stato una scoperta sotto ogni punto di vista. Ho scoperto quanto sia fondamentale poter continuare a lavorare, mi aiuta a mantenere il contatto con la realtà e con giornate che sono spesso tutte uguali. Ho scoperto quanto sia fondamentale mantenere la normalità organizzando caffè virtuali e aggiornamenti frequenti con colleghi, chiedendoci sempre: ‘come state? Tutti bene?’  Ho scoperto quanto sia fondamentale cercare di pensare al futuro, a come sarà il mercato e a cosa stiamo andando incontro. E alla fine di tutto… la scoperta migliore è che lo smartworking è il collegamento tra quello che erano le nostre vite e quello che torneranno ad essere”. Giulia Vuolo

 

 Il Team di Keystone Executive Search