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Leader ICT nei board

Il ruolo guida del Chief Technology Officer (CTO) e del Chief Information Officer (CIO) nei board direzionali

Margherita Sindoni - Principal di Keystone Executive Search

La tecnologia è una leva strategica per lo sviluppo del business: ottimizza i processi, accelera l’innovazione e apre scenari di crescita inediti. A patto, però, che i Tech Leader siano in grado di coglierne il potenziale, trasformarlo in visione e comunicarlo in modo efficace ai vertici aziendali.

È questo, oggi, il compito del Chief Technology Officer (CTO) e del Chief Information Officer (CIO), due interlocutori chiave nei board direzionali, che con le loro scelte possono impattare direttamente sulla competitività, sulla sostenibilità e sulla crescita dell’impresa.

CIO e CTO non sono più semplici gestori della “sala macchine” o “gestori dell’offerta tecnologica”. Sono partner strategici che aiutano l’azienda a leggere il cambiamento, a governarlo e a tradurlo in vantaggio competitivo. E proprio per questo non possono più restare ai margini dei processi decisionali. Devono portare il loro contributo là dove si disegna il futuro dell’organizzazione. afferma Margherita Sindoni, Principal di Keystone Executive Search

Testo

Trasformazione digitale: come cambiano i ruoli di CTO e CIO

La trasformazione digitale non è più un’opzione, ma un asset strategico su cui si gioca il futuro delle imprese: ridefinisce i modelli di business, trasforma le relazioni con il mercato e impone un ripensamento riposizionamento delle priorità aziendali.

In questo contesto, le figure del Chief Information Officer e del Chief Technology Officer sono cambiate profondamente. Se in passato erano responsabili della manutenzione dei sistemi informativi e dello sviluppo delle infrastrutture tecnologiche.

"Le tecnologie evolvono a un ritmo inesorabile", osserva Sindoni. "Per chi le governa, restare aggiornati non basta: bisogna saper interpretare i trend e tradurli in soluzioni che abbiano un valore concreto per l’organizzazione”.

Oggi, CTO e CIO non si limitano più a supervisionare le infrastrutture tecnologiche o a gestire progetti IT. Sono chiamati a ripensare i processi, semplificare i flussi operativi, identificare nuove opportunità di investimento e contribuire direttamente alla definizione della visione d’impresa.

La trasformazione digitale è, prima di tutto, un cambiamento culturale. E per guidarlo servono figure capaci di influenzare, ingaggiare e costruire consenso attorno all’innovazione. Professionisti che sappiano dialogare con tutte le funzioni aziendali - dal CEO al responsabile vendite, dal marketing alle risorse umane - e spiegare perché certe soluzioni non sono solo tecnicamente valide, ma anche un investimento strategico per l’azienda.

Innovare, in qualunque contesto, significa introdurre nuovi strumenti e nuovi modi di lavorare. Ma significa anche, e soprattutto, affrontare le resistenze e accompagnare l’azienda in un processo di adattamento e crescita. È qui che il CTO e il CIO dimostrano il loro valore: non solo come portatori di innovazione, ma come abilitatori del cambiamento.

“Il punto non è conoscere le tecnologie”, continua Sindoni. “Il punto è capire cosa possono generare in termini di valore. E per farlo serve far comprendere, a chi decide, quali sono i benefici attesi per l’azienda”.

CTO e CIO: chi sono? 

Chief Technology Officer e Chief Information Officer sono due figure cardine nei processi di trasformazione digitale e condividono un obiettivo comune: mettere la tecnologia al servizio della crescita aziendale. A differenziarli è il perimetro d’azione: il CTO guarda all’esterno, il CIO all’interno dell’azienda.

Il CTO è responsabile dell’innovazione tecnologica in relazione al mercato. Supervisiona i processi di ricerca e sviluppo, guida l’adozione di nuove soluzioni e si fa carico del valore che la tecnologia può generare. 

"È una figura che dialoga costantemente con il mercato, intercettando i trend emergenti e individuando opportunità di innovazione scalabili, che possano impattare sul business e rafforzare la competitività dell’impresa", spiega Sindoni.

Il CIO, invece, ha il compito di assicurare l’efficienza operativa e la sicurezza dei sistemi informativi. Gestisce l’infrastruttura IT, coordina l’implementazione di nuovi software e garantisce la conformità alle normative vigenti in tema di data privacy. Lavora per allineare la strategia IT agli obiettivi dell’organizzazione.

Se il CTO ha lo sguardo rivolto al futuro e si occupa di esplorare soluzioni innovative che possano generare nuove opportunità di business, il CIO ha una visione più di breve-medio termine e si concentra sull’ottimizzazione dei processi esistenti, per migliorarne l’efficacia e ridurne i costi.

“Il CIO garantisce la continuità operativa, facendo in modo che i sistemi informativi siano pienamente funzionali e allineati alle esigenze dell’impresa", spiega Sindoni. “Il CTO, invece, è più orientato a spingere l’azienda fuori dalla sua usuale zona d’azione, cercando soluzioni che ne rafforzino il posizionamento sul mercato rispetto ai competitor”.

Le differenze tra CIO e CTO emergono anche nelle relazioni che intrattengono: il CIO si confronta principalmente con i team interni, mentre il CTO dialoga con clienti e altri stakeholder, creando anche alleanze con partner strategici come startup e centri di ricerca universitari.

Sono due figure fortemente complementari e sempre più interconnesse: ciò che il CTO propone deve essere coerente con ciò che l’azienda è in grado di realizzare e ciò che il CIO costruisce internamente deve essere in linea con le sfide del mercato, spesso anticipandole. 

“CTO e CIO, insieme, promuovono la crescita dell’azienda e contribuiscono a renderla più agile, resiliente e capace di governare la complessità”, afferma Sindoni.

L'importanza di CTO e CIO nel board: allineamento e crescita

“CTO e CIO trasformano la tecnologia in valore reale, tangibile e misurabile. Analizzano il potenziale impatto dell’innovazione sul business e costruiscono una narrazione che rende evidenti i vantaggi per l’impresa. È proprio in questa capacità che si gioca oggi la loro rilevanza nei board direzionali”, spiega Sindoni.

In passato, la presenza di queste figure ai tavoli decisionali era tutt’altro che scontata. Oggi, invece, è un fattore chiave per garantire che le scelte strategiche siano coerenti con le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica. 

Se il CEO decide dove l’azienda deve andare, il CTO e il CIO hanno il compito di costruire la strada e renderla percorribile - individuando le soluzioni tecnologiche più adatte, evidenziano eventuali rischi e proponendo investimenti in grado di generare valore per il business.

“Quando un CIO siede nel board, può confrontarsi con gli altri membri della direzione e proporre soluzioni che migliorano l’operatività quotidiana”, spiega Sindoni. “Un esempio concreto? Un sistema poco efficace per la gestione delle performance dei dipendenti. Se il CIO coglie il problema, può suggerire l’adozione di un nuovo strumento, stimare il risparmio di tempo e dimostrare il valore dell’investimento”.

Il CTO, dal canto suo, osserva il mercato e propone soluzioni che possono aprire nuovi scenari di crescita. “È la figura che, al corrente della strategia, può identificare tecnologie abilitanti e proporre progetti con una visione di lungo periodo”, afferma Sindoni. Non si limita a raccontare cos’è una tecnologia, ma cerca di far capire cosa può generare in termini di valore per l’impresa.

Ecco perché è fondamentale che queste figure non siano coinvolte, non solo a valle delle decisioni aziendali, ma partecipino al processo fin dalle sue fasi iniziali. Questo consente loro di operare in modo coerente con gli obiettivi dell’organizzazione, anticiparne i bisogni, prevenire eventuali inefficienze e proporre soluzioni vantaggiose nel medio-lungo periodo.

Anche la proattività è importante. Per essere incisivi nei board, CTO e CIO devono saper valutare in modo puntuale l’impatto di ogni investimento tecnologico. Ogni proposta deve poggiare su un’analisi approfondita, capace di dimostrare i benefici attesi non solo in termini di innovazione, ma anche di ritorno economico, ottimizzazione dei processi e miglioramento dell’efficienza complessiva.

Inoltre, CIO e CTO devono saper spiegare concetti complessi con un linguaggio chiaro e accessibile, per farsi comprendere dai loro interlocutori, che hanno background e priorità diverse. È Questa capacità di farsi ascoltare e di influenzare le scelte strategiche che rende la loro presenza nei board direzionali una leva determinante per la crescita dell’impresa.

“I membri del board chiedono di sapere non solo cos’è l’AI, ma anche cosa cambia nel modo in cui vendono, gestiscono i dati o servono i clienti grazie a questa tecnologia”, conclude Sindoni. “CTO e CIO devono avere voce e spazio nei contesti decisionali perché portano soluzioni che toccano i nervi del business”.

Leadership visionaria: competenze chiave di CTO e CIO

Il successo di un’impresa dipende sempre più dalla capacità di anticipare il cambiamento e governarlo in modo efficace. In questo contesto, il CTO e il CIO assumono un ruolo strategico perché rendono la tecnologia motore di trasformazione.

“Un CTO o un CIO non devono solo saper fare bene il proprio mestiere”, osserva Sindoni. “Devono essere in grado di convincere gli altri del valore di ciò che fanno. Ed è qui che entra in gioco la leadership”. 

Una leadership che combina competenze tecniche e trasversali, capace di connettere strategia e operatività, visione di lungo periodo e risultati misurabili, e che richiede pensiero critico e una comunicazione efficace, è necessaria per portare tutti - dal board al team - nella stessa direzione.

Per il Chief Technology Officer, la capacità di visione è fondamentale. D’altronde, il suo lavoro è osservare il mercato e valutare come la tecnologia possa differenziare l’offerta aziendale, migliorare l’esperienza cliente o aprire nuovi segmenti di business. Non basta avere buone intuizioni: è necessario riuscire a trasformarle in progettualità concrete, sostenute da dati, benchmark e analisi di scenario.

Per essere efficace, questa visione deve essere condivisa. È per questo che il CTO deve saper comunicare. “Deve essere in grado di dire: prima eravamo qui, se facciamo A, B o C possiamo arrivare lì. Ecco cosa ci guadagniamo, ecco perché conviene farlo”, spiega Sindoni. Il linguaggio che utilizza non può essere solo tecnico: servono empatia, chiarezza e le giuste analogie per essere convincenti.

Lo stesso vale per il Chief Information Officer, il cui ruolo richiede oggi un nuovo tipo di leadership. Una leadership orientata al cambiamento, capace di superare le inerzie organizzative, promuovere una cultura data-driven e favorire l’adozione di nuovi strumenti e modelli operativi. 

In altre parole, il CIO non può limitarsi a garantire la tenuta dell’infrastruttura tecnologica in azienda: deve ispirare fiducia e guidare l’organizzazione in un percorso di evoluzione.

Anche in questo caso, la capacità di comunicare in modo efficace si rivela fondamentale. “Il punto è far capire, in modo chiaro, quali trasformazioni può generare l’investimento in una determinata tecnologia. Perché, alla fine, se non riesci a spiegare l’impatto concreto di un’innovazione, non riesci ad ottenere consenso né le risorse necessarie per implementarla”, spiega Sindoni.

A queste doti si affiancano altre competenze trasversali, imprescindibili in un contesto complesso e in continua trasformazione come quello in cui operano CTO e CIO. Tra queste:

  • ascolto attivo. CTO e CIO devono saper intercettare le esigenze dell’organizzazione e coglierne le fragilità. È attraverso l’ascolto delle diverse funzioni aziendali che possono comprendere i bisogni reali dell’organizzazione, individuare i colli di bottiglia nei processi e costruire soluzioni tecnologiche realmente utili e sostenibili;

  • capacità di guidare team multidisciplinari. Le sfide della digitalizzazione richiedono oggi una collaborazione costante tra figure che possiedono competenze diverse. È quindi fondamentale saper coordinare team eterogenei e valorizzare il contributo di ciascuno;

  • gestione del cambiamento. Ogni innovazione - anche la più promettente - incontra resistenze. Il compito di CIO e CTO è accompagnare l’organizzazione nel cambiamento, promuovendo una cultura aperta all’adozione di nuovi strumenti. Significa sostenere le persone nella transizione, garantendo continuità operativa e minimizzando le frizioni.

“Spesso chi si occupa di tecnologia tende ad adottare un approccio verticale, fortemente tecnico”, conclude Sindoni. “Ma per avere un impatto reale sull’organizzazione, devi saper dialogare con tutti. E questo richiede apertura mentale, capacità di adattamento e flessibilità”.

CTO e CIO non possono più essere solo “esperti” della materia. Devono essere leader visionari ma concreti, tecnici ma strategici, assertivi ma empatici. Figure capaci di leggere il presente e anticipare il futuro e, soprattutto, di accompagnare l’azienda in un percorso di evoluzione in cui la tecnologia non è un fine, ma uno strumento per creare valore.