Testo
Il post-pandemia ha ridefinito i modelli di leadership, obbligando le aziende a rivedere i criteri di selezione delle risorse e spingendo gli head hunter a sviluppare nuovi parametri di valutazione.
"Il Covid è stato uno spartiacque. Ha introdotto parole chiave come fiducia, delega e lavoro a distanza. Oggi cerchiamo persone con caratteristiche personali diverse rispetto al passato."
La fiducia e la capacità di lavorare in autonomia sono diventate fondamentali in un contesto dove il controllo diretto non è più possibile. La distanza ha costretto le aziende a lasciarsi alle spalle modelli di gestione autoritari, per abbracciare stili di leadership basati sulla collaborazione e sull’empatia. È qui che gli head hunter devono dimostrare il loro valore, sapendo riconoscere queste nuove qualità e proponendo candidati che incarnano la leadership del futuro.
Non è più sufficiente valutare le competenze tecniche di un candidato. Le soft skills sono diventate il vero discrimine per individuare chi saprà guidare un’organizzazione nel nuovo contesto lavorativo. Secondo Sereni, un buon head hunter deve saper leggere i cambiamenti del mercato e adattare i criteri di ricerca alle esigenze delle aziende.
Empatia, capacità di delegare e approccio collaborativo sono oggi qualità imprescindibili per chi aspira a ruoli dirigenziali. Sereni sottolinea come il successo di una selezione dipenda dalla capacità dell’head hunter di valutare non solo le competenze del candidato, ma anche la sua compatibilità con la cultura aziendale.
"Se una persona ha lavorato in realtà leader nel loro settore, le competenze tecniche le dò per scontate. Ciò che mi interessa davvero è chi è quella persona: i suoi valori, il suo stile di leadership, come gestisce i collaboratori."
L’ascolto diventa quindi una competenza cruciale: ogni colloquio è una finestra sulla vera identità del candidato, un momento in cui emergono sfumature che nessun test può rilevare. Il dialogo aperto e la disponibilità ad ascoltare senza giudizio permettono di costruire una relazione di fiducia, indispensabile per andare oltre le apparenze.
“Le aziende hanno scoperto che i talenti sono dappertutto, per cui si tratta solo di scovarli e di valorizzarli.” dice Sandro Sereni a spiegare come la vera abilità di un head hunter, quindi, risiede nella sua capacità di comprendere, al di là del cv, se un candidato possa inserirsi armoniosamente in un determinato contesto organizzativo. “Il colloquio” sottolinea “è un’occasione per ascoltare e scoprire aspetti fondamentali della singola persona, per disegnare un quadro completo che va oltre le informazioni standardizzate di un CV."
CEO ed head hunter: una partnership fondamentale per la reputazione dell’azienda.
Il rapporto tra head hunter e imprese è spesso paragonato a una partnership strategica, in cui la fiducia reciproca e la conoscenza approfondita del contesto aziendale giocano un ruolo determinante.
“Il cliente si affida a noi per rafforzare la propria strategia di employer branding. Io rappresento il cliente sul mercato. La reputazione del consulente fa la differenza: se è positiva, gioverà all’azienda; se è negativa, a lungo andare, danneggerà anche il brand dell’impresa."
In questo senso, la reputazione diventa un asset cruciale per ogni head hunter. Ogni candidato rappresenta una possibilità di consolidare o compromettere l’immagine dell’azienda cliente. Per questo motivo, la scelta dei professionisti da proporre non deve mai essere superficiale o affrettata. È essenziale quindi investire molto tempo nella fase iniziale della collaborazione con un cliente: la conoscenza approfondita del contesto aziendale permette di ridurre al minimo il rischio di errore nella selezione dei candidati.
"Non mi limito mai a leggere una job description - afferma Sandro Sereni - voglio conoscere quali sono i valori dell’azienda, quali cambiamenti si aspettano dal nuovo manager e chi sarà il suo capo diretto. Ogni dettaglio è fondamentale per individuare la persona giusta."
La qualità di un processo di selezione efficace si basa prima di tutto sulla comprensione delle dinamiche interne all'azienda: spesso è proprio l'head hunter a dover trovare un punto di mediazione tra le diverse visioni del management aziendale, per armonizzare le aspettative e poter definire le caratteristiche del profilo da ricercare. Solo in seguito può iniziare la fase di valutazione dei candidati.
Anche il rapporto con il candidato segue lo stesso principio di rispetto e trasparenza. Il candidato si affida all'head hunter certo che saprà comprendere il percorso professionale che intende perseguire e questa aspettativa non va tradita.
"Quando incontro un candidato, il mio obiettivo non è solo trovargli un nuovo lavoro. È capire se quel cambiamento rappresenta davvero un miglioramento per lui. Se così non fosse, preferisco fare un passo indietro e aspettare un’occasione migliore."
I social sempre più centrali per l’head hunter.
L’evoluzione tecnologica ha profondamente trasformato il mondo del recruiting. LinkedIn è diventato uno strumento indispensabile per gli head hunter, ma la tecnologia non può sostituire l’intuizione e l’esperienza maturata sul campo.
“Il colloquio resta lo strumento principe. Ascolto molto e parlo poco. Più il candidato si sente libero di raccontarsi, più emergono quegli aspetti che non puoi scoprire sulla carta.”
Sereni sottolinea l’importanza di curare il proprio profilo LinkedIn per farsi notare dagli head hunter. Un profilo ben strutturato, con un riepilogo chiaro delle competenze e delle aspettative professionali, può fare la differenza. Tuttavia, avverte anche sui rischi legati all’uso dei social: ogni interazione pubblica contribuisce a costruire la propria immagine professionale, eccessi di polemica o comportamenti poco professionali possono allontanare potenziali opportunità.
“Chi cerca una posizione di alto livello deve imparare a usare i social con consapevolezza. Ogni parola scritta rimane e racconta qualcosa di noi.”
Allo stesso modo, anche le aziende devono curare la propria presenza digitale. Gli head hunter più attenti osservano la presenza e la comunicazione online delle imprese, per comprenderne meglio la cultura e i valori. Ogni informazione raccolta diventa una tessera del puzzle che porterà alla scelta del candidato ideale.
Una professione affascinante e complessa.
Essere un head hunter oggi significa essere capaci di combinare visione strategica, sensibilità umana e competenze tecniche: ogni ricerca è un’opportunità per contribuire al successo di un’azienda e al miglioramento della carriera di un candidato.
Dietro ogni successo c’è un lavoro meticoloso e invisibile, fatto di ascolto, analisi e cura dei dettagli. Ogni candidato rappresenta una storia da scoprire, un percorso unico da comprendere. Ed è proprio questa unicità che rende il lavoro dell’head hunter così affascinante e, al tempo stesso, così complesso.
"Inserire un manager rappresenta sempre un momento critico per l’azienda. Può determinare il successo o il fallimento di un’intera organizzazione. Affidarsi a un head hunter significa costruire una partnership vera, con l’obiettivo di ridurre al minimo il rischio di errore."
Il futuro della leadership passa anche da qui, da professionisti come Sandro Sereni, capaci di guidare aziende e manager verso nuove opportunità, dedicando tempo, dedizione e, soprattutto, ascolto, per cogliere dettagli e sfumature che fanno la differenza.